Grande successo per la serata organizzata dalla sezione AIA di Conegliano e da Ca del Poggio con lex arbitro Daniele Orsato, lallenatore Luca Gotti, il ciclista Andrea Vendrame e i giornalisti di Sky Sport Fabio Tavelli e Leo Turrini   

San Pietro di Feletto (TV), 16 aprile 2025 – Talento sì, ma coltivato con costanza e sacrificio. Nessuna vittoria arriva per caso e, come ricorda il giornalista di Sky Sport, Fabio Tavelli, “solo nel vocabolario, successo arriva prima di sudore”.

In attesa della tappa del Giro d’Italia, che sul Muro di Ca’ del Poggio transiterà per l’ottava volta domenica 25 maggio, a San Pietro di Feletto si è tornati a discutere di sport in una serata-evento organizzata dalla sezione AIA di Conegliano e da Ca’ del Poggio.  

Sul palcoscenico, introdotti da Gabriele Gava, l’ex arbitro internazionale Daniele Orsato, l’allenatore di calcio Luca Gotti e il ciclista Andrea Vendrame, assieme al già citato Tavelli e all’altro giornalista di Sky Sport, Leo Turrini. Tra il pubblico che ha riempito le sale di Ca’ del Poggio anche un altro noto allenatore di calcio, Gianni De Biasi, e l’arbitro Daniele Chiffi. Poi tantissimi sportivi, richiamati a Ca’ del Poggio dall’argomento della serata (“Il talento: riconoscerlo e svilupparlo”) e dalla popolarità dei protagonisti.

Orsato, nel 2020 nominato miglior arbitro al mondo, non ha dubbi: “Il miglior arbitro è quello che continua a migliorarsi: chi non ha più questi stimoli, è giusto che si ritiri. A me, allEuropeo del 2024, è successo così. Dopo lultima partita sono rientrato in albergo e ho realizzato che la mia carriera era finita. Continuare non avrebbe avuto senso. Oggi faccio losservatore, ma mi sento più un allenatore degli arbitri: una figura che in Italia manca, mentre non mancano i ragazzi che hanno la passione per larbitraggio. Nei giovani cerco le qualità più che sottolineare gli errori: guai a demotivare il talento con critiche esagerate”.

Andrea Vendrame, di casa a Ca’ del Poggio, è in preparazione per il Giro: Sono un ciclista come tanti altri, ma mi difendo con lintelligenza tattica: se in gara mi dicono di fare una cosa, la faccio. Quando ho iniziato, passavo le giornate nel giardino del mio vicino di casa, Franco Pellizotti, per imparare il più possibile, per carpirne ogni segreto. Era un ciclismo più spartano, molto diverso da quello di oggi.

Luca Gotti sorride con Orsato (“Cè stato un periodo che ci siamo incontrati in partita cinque volte e mi ha dato cinque rigori contro”) e sottolinea l’importanza della figura di un pigmalione (“Lallenatore, la maestra, il capoufficio, magari anche la zia o il nonno”) che favorisca la crescita del talento: “Se non crede nelle tue qualità chi ti guida, è difficile possa farlo tu”. 

Il giornalista Turrini ha raccontato gli inizi della carriera di Alberto Tomba: “Aveva una fisicità pazzesca ma, con le prime sconfitte, capì che doveva allenarsi di più e andò da Thoeni: magari arrivava allallenamento alle 11, dopo essere andato a letto alle 3 di notte, ma poi faticava come un pazzo. Aveva capito che il talento è una dote naturale, ma va allenata senza lasciare nulla al caso”. E poi Gilles Villeneuve: “Non lo conosceva nessuno, aveva imparato a guidare con la motoslitta. Quando è arrivato alla Ferrari sfasciava una macchina dietro laltra: il suo esordio con la rossa non fu proprio convincente. Ma Enzo Ferrari, ormai quasi ottantenne, era convinto del suo talento e aveva ragione.        

In apertura di serata, a proposito di grandi sportivi, un ricordo di Bruno Pizzul attraverso le sue telecronache. In chiusura, l’appuntamento al prossimo evento di avvicinamento alla tappa del Giro: il 19 maggio, sempre a Ca’ del Poggio, con Luca Gregorio e Moreno Moser.         

Ad un anno esatto dall’ultima volta (era il 25 maggio 2024) la grande festa rosa tra le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, riconosciute Patrimonio Mondiale dell’Unesco, è dunque pronta a riproporsi nella cornice di quella che ormai può essere considerata tra le salite più classiche del Giro d’Italia.  

Il Muro di Ca’ del Poggio – unica salita ufficialmente certificata dalla Federazione ciclistica italiana, gemellata dal 2016 con il Muro di Grammont e dal 2018 con il Mur-de-Bretagne, che nel 2025 ospiterà l’arrivo di una tappa del Tour de France – ha caratteristiche uniche. Si sviluppa per poco più di un chilometro su strada interamente asfaltata, con pendenza media del 15% e punte del 19%. E’ uno strappo deciso, quasi violento, che anche nel 2025 si candida ad essere tra i momenti più spettacolari e attesi del Giro d’Italia.

Un autentico spettacolo verticale (anche se ci troviamo solo a poco più di 200 metri di quota sul livello del mare) che promette di ricreare la magia dei ventimila e più appassionati che nelle ultime edizioni – l’anno scorso, sotto la pioggia – hanno accompagnato il passaggio dei corridori tra i vigneti. Un fiume di passione nella giornata della Grande Festa Rosa.

foto del convegno Il talento: riconoscerlo e svilupparlo” – credito: FotoBolgan